Wednesday, December 4, 2013

Facciamo La Nostra Casa


Il mare ha una presenza significativa in molte delle storie d’immigrazione che abbiamo visto. Nel racconto di Sciascia, è il buio del mare che il signor Melfa usa per ingannare gli italiani innocenti. Per Li nel film Io Sono Li, il mare è una parte importante della sua amicizia con Bepi—con le lanterne che sono usate per la Festa del Poeta e la connessione con la pesca. Positivo o negativo—il mare certamente ha un impatto su queste storie. Anche per Adelaide Smith, una delle mie professoresse italiane, il mare ha un posto speciale nei suoi riccordi d’infanzia. Infatti, il mare era la prima cosa che lei ha menzionato quando le ho chiesto cosa le manca dell’Italia.
Adelaide è nata nel piccolo paese di Locri nel Reggio Calabria. Locri è molto vicino al mare, e nelle’estati in cui viveva lì, lei ha detto che “Era belissimo. Io e i miei fratelli, e le mie sorelle, andavamo sempre al mare. Passavamo la giornata al mare.” In tutto, Adelaide ha cinque fratelli: Lina, Maria, Ettore, Gugliermo, e Rosa. Mentre lei amava la sua vita in Italia e a Locri—il paese in cui è cresciuta—ha dovuto lasciare casa sua per andare in America con la sua famiglia. 
Adelaide e la sua famiglia~1990
  Lei è venuta negli Stati Uniti quando aveva 13 anni. Mentre suo padre, il fratello maggiore e la sorella maggiore sono arrivati negli Stati Uniti nel 1963, Adelaide, con sua madre, le sue due sorelle minori e il suo altro fratello, si è trasferita da Locri a Detroit nel 1964. Questa è stata un’esperienza dura, e mi ha detto che “Non è stato facile per me. Avevo paura, ero molto triste perché è difficile lasciare i tuoi amici e poi venire in un paese nuovo. È molto difficile.”
Quando lei è arrivata, l’America non era come aveva pensato che sarebbe. La sua idea d’America è stata fatto dalle storie che suo padre le raccontava del tempo in cui lui viveva lì, con la sua famiglia, in una bella fattoria. “Io avevo l’immagine di una grande fattoria perché mio padre, quando parlava degli Stati Uniti, parlava di questa grande fattoria. Mi aspettavo cavalli, mi aspettavo grandi prati,” lei ha detto. Ma questi erano una parte dei ricordi di suo padre, e la sua vita in America. Suo padre è nato a Stoney Point, NY, ma quando lui era ancora un bambino , la sua famiglia si è trasferita in Italia. Lui voleva sempre ritornare negli Stati Uniti perché amava la vita americana—era più buona della vita in Italia dopo la prima guerra mondiale, un periodo in cui c’era molta povertà e lui e la sua famiglia hanno dovuto superare molti ostacoli insieme. Per questo, lui ha deciso che Adelaide e la sua famiglia andrebbero a Michigan.
I genitori di Adelaide
Tuttavia, questa non è stata una transizione facile. Adelaide mi ha detto che la lingua, e la necessità assoluta di imparare l’inglese, ha creato degli ostacoli durante la sua transizione alla vita americana. Lei è arrivata nelle ultime settimane di maggio, e ha dovuto cominciare il liceo a settembre. Prima di frequentare il liceo, lei non parlava l’inglese. Suo padre e sua madre conoscevano solamente le persone e le famiglie italiane, e Adelaide non aveva molte opportunità di conversare con gli americani. Infatti, durante la nostra conversazione, lei ha detto, “l’unico inglese che sentivo era sulla TV.” Per Adelaide, questo era un tempo nella sua vita che è stato durissimo.
Prima di tutto, adesso è più facile per i bambini e i giovani stranieri imparare la lingua, perché, come Adelaide ha detto, non c’erano programmi di ESL—inglese come una seconda lingua—per gli studenti stranieri quando lei ha cominciato il liceo. Per esempio, lei ha detto che “tu andavi a scuola, se capivi, capivi. Se no, non capivi niente.” Per due o tre mesi, la lingua era una barriera fra i suoi compagni della scuola e lei, e non poteva conversare con gli altri ragazzi. Questi erano i giorni più difficili per lei, come si può vedere nella prossima citazione: “Ogni giorno, piangevo quando ritornavo a casa. Mio padre mi diceva, ‘Adelaide, com’è andata la scuola oggi?’ e io...cosa potevo dirgli? È andata malissimo. Io volevo ritornare in Italia.”
Gradualmente, e giorno per giorno, Adelaide ha imparato l’inglese. Per esempio, perché non c’era un programma di ESL in cui lei poteva imparare l’inglese, lei usava i molti test di ortografia per imparare la lingua parola per parola. La sua professoressa d’inglese, mentre non aveva abbastanza tempo per insegnarla individualmente, le ha aiuto a capire un po’ di inglese con questi test. Per i primi mesi del liceo, Adelaide trovava ogni parola dei test di ortografia nel dizionario, leggeva la definizione in italiano, e poi si esercitava a scrivere la parola. Era un processo molto lungo e difficile.
Questo racconto mi ha sorpreso perché penso che lei parli l’inglese perfettamente. Se non avessi fatto l’intervista con lei, non avrei capito gli ostacoli che ha dovuto superare.Tuttavia, non mi ha sorpreso quando lei mi ha detto che il cibo italiano ha ancora una grande presenza nella sua vita in America. Lei ha descritto come sua madre cucinava ancora i piatti tradizionali dell’Italia quando sono arrivati a Michigan, e adesso lei prepara gli stessi piatti per la sua famiglia: “Preparo i cibi italiani quasi sempre. Ho continuato con le cose che faceva mia madre.” Però, Adelaide preferisce alcune cose della cultura americana, come le macchine e le case, infatti, le case americane sono considerate “vilette” dagli italiani. Mentre le piacciono le case americane, lei ha osservato che non c’è lo stesso senso di comodità che esiste in Italia perché tutto è vicino, e lei ha detto che “Mi manca camminare per le strade—andare a prendere un gelato, fare la passeggiata.”
Mentre le piace una combinazione degli aspetti della cultura americana e quella italiana, Adelaide ha detto che “Mi sento più americana che italiana. Io ho vissuto qui da ’64—quindi tanti, tanti anni.” Per lei, i suoi figli e suo marito sono americani, e mentre lei ritorna spesso in Italia, casa sua è negli Stati Uniti. Lei è cresciuta in Calabria, ma dice che adesso, “è sempre strano andare lì. Mi piace andare per il mare, ma non potrei vivere più lì perché sono troppo abituata a vivere in America.”
Secondo me, Adelaide, con la sua storia, mostra come si può mantenere le parte più belle della cultura in cui si è nato, ma si può anche diventare parte di un nuovo paese e cultura. Penso che la casa—il posto che è il centro della nostra vita—è qualcosa che dobbiamo definire per noi. Non è un concetto concreto o assoluto, ma cambia con i momenti di cambiamento nella nostra vita.  
 
**Le foto della famiglia di Adelaide sono due del suo album di belle foto. Il link per la mappa della Calabria: https://kw.m.wikipedia.org/wiki/Restren:Italy_Regions_Calabria_Map.png

Tuesday, November 26, 2013

Una Riflessione


Mi sono piaciuti i libri e le scrittrici in questo corso. Come discutevamo durante la nostra lezione a lunedì, il fatto che tutti i libri sono scritti dalle donne crea alcune conseguenze interessanti. Per esempio, nel racconto di Sibhatu, lei dimostra che la sua identità è fatta dalle parti uguali e separate—come una donna e come una persona d’Eritrea. Per questo, la sua esperienza è complicata in un modo che riflette gli efetti che la sua etnia e la sua femminilità creano nella sua vita. Sarebbe stato più diverso se Sibhatu fosse un uomo. Ma nel futuro, penso che mi piacerebbe molto leggere le storie d’alcuni uomini che sono trasferiti in o dall’Italia perché credo che ci siano le somiglianze e le differenze interessanti.

In tutto, mi piace questo corso perché abbiamo l’opportunità d’imparare alcune storie personali invece di una grande immagine che separa le persone e le sue vite individuali dal soggetto d’immigrazione. Mentre ci sono molti problemi politici e sociali che molti paesi condividono rispetto all’immigrazione, credo che le parole e i racconti delle persone che immigrano o emigrano non siano gli stessi per ogni caso. È importante che non impariamo solo la storia d’immigrazione in Italia, ma anche colleghiamo la storia alle persone che sentono i suoi effetti.

Tuesday, November 19, 2013

La musica e l'attivismo



Penso che Amir Issaa, il rapper italiano, sia un esempio di una nuova voce che è emerso dalla generazione giovane. Nella sua lettera aperta “Caro Presidente,” lui descrive come i bambini e gli giovani—che vivono in Italia, parlano l’italiano,ecc—fanno separati dai suoi compagni. Il processo di ottenere la cittadinanza impedisce agli giovani, chi sono nati in Italia, di sentirsi completamente italiano. Le canzoni di Amir mostrano che ci sono veramente problemi che sono unici agli giovani. Per esempio, Amir, nella sua lettera, scrive, “è evidente che c’è un gap tra lo status giuridico e l’identità personale: un’intera generazione cresce e rischia di restare straniera nel paese che sente propio, in cui è nati, si è formata, e nel quale intende restare per sempre.”

 Penso che sia interessante che la musica di rap è emerso come un nuovo tipo d’attivismo politico. I musicisti, come Amir, possono usare la sua musica per fare le connessioni con gli giovani in un modo che i politici, per me, non possano replicarsi. Per esempio, ho fatto un corso della storia fra Palestina e Israele, e abbiamo ascoltato a una canzone rap di una ragazza araba (Shadia Mansour), in cui lei descrive come  il keffiyeh, un copricapo tradizionale arabo che è diventato un simbolo significativo dell’identità palestinese, è stato adottato dagli israeliani come un accessorio di moda, e loro cambiano i colori tradizionali del keffiyeh arabo per rappresentare il blu e bianco orgoglio d’Israele. Mentre so che questo argomento riguardo alla situazione fra Palestina e Israele è controverso, credo che Shadia e il suo rap siano un buon esempio dell’attivismo che esiste nella communità rap. Nei due situazioni politici dei paesi di Amir e Shadia, non c’è una soluzione facile, e c’erano molti anni d’insoddisfazione in cui il governo non ha potuto migliorare le vite del suo popolo. Penso che quando il governo di un paese non sia efficace o non risponda ai problemi della loro gente, i rapper possano diventare una voce della gente. Ma questi rapper, possono cambiare la situzaione? Cosa pensate?

Link per il rap di Shadia Mansour: http://www.youtube.com/watch?v=21OXQ4m1-Bo

Tuesday, November 5, 2013

Il punto di vista


Sono interessata al punto di vista del libro Aulò perché mi sembra che il ruolo di genere abbia più forza che ho visto negli altri libri che abbiamo letto. Nella sua cultura, Ribka deve comportarsi nel modo in cui le persone pensano che dovrebbe comportarsi. Per esempio, Ribka descrive come la moglie non può chiamare il suo marito con il suo nome, e una donna deve sposarsi quando è ancora molto giovane. Se una ragazza non accetta una proposta di matrimonio, come Ribka descrive, avrebbe maledetta da suo padre. Questa è una maniera in cui si può vedere che le donne non hanno lo stesso stato sociale degli uomini. È un problema universale, e le donne degli altri paesi condividono gli stessi tipi di esperienze in cui devono fare le cose solo perché sono femmine.

Il fatto che Ribka è una donna ha conseguenze negative che sono mostrate nel capitolo “Zeudiè.” Senza una ragione, “tre uomini armati e silenziosi” portano Ribka a Ghebì, “una prigione soprannominata ‘l’inferno che ha solo la porta d’entrata.’” Ribka soffre la tortura e gli interrogatori perché ha rifiutato la proposta da Zeudiè, è un membro di un partito segreto. In realtà, lei non fa mai azioni politici e non dovrebb’essere nella prigione politica, e il suo rifiuto è la solo ragione per cui è stata arrestata. Se Ribka fosse un ragazzo, non sarebbe stata in una situazione in cui un rifiuto di una proposta avrebbe avuto le stesse conseguenze estreme.

Tuesday, October 29, 2013

Chi è Gino?


Mi è piaciuto il film Lamerica, soprattutto il personaggio di Gino. Credo che non sia possibile definirlo in una frase. All’inizio del film, pensavo che io capissi la sua personalità, perché la sua natura è mostrata dalle sue azioni, la maniera in cui parla con gli altri, ecc.. Penso che sia la stessa cosa nella realtà e la maggioranza delle persone crede che dovrebbe considerare come una persona parla o veste per giudicarla. Per esempio, in molte scene, Gino dice sempre “Sono italiano! Sono italiano!” perché, per lui, questo fatto dovrebbe differenziare lui dagli albanesi. Gino è anche orgoglioso delle sue cose materialiste, come la sua macchina, che diventa un’attrazione per gli giovani albanesi sulla strada.  Lui participa anche nel piano corrotto con Fiore, e vede Spiro solo come un pezzo semplice del questo progetto—una persona chi lui può usare e poi lasciare. Ma non è così facile, e lui deve affrontare molti ostacoli che lo testano.

Mentre pensavo, all’inizio, che Gino fosse molto materialista, manipolitario, e un po’ egoista, quando il film è finito, ho realizzato che il film è  un modo di rivelare il personaggio di Gino, non la persona che lui pensa che sia. Per esempio, in una scena con Spiro all’albergo, non è cattivo e non dice che Spiro è pazzo perché Spiro pensa che sia solo due o tre anni dopo la guerra, e di fatto, Gino chiede com’è il bambino di Spiro, quanti anni ha adesso, e gli dà il cibo. Quando Gino perde le cose materialiste, e deve vivere in un modo più difficile—un sorso della vita per molti albanesi—il suo innocenza è rivelata, e la sua percezione di sé è rotta. Il film non mostra il futuro di Gino, ma cosa pensate farà? Chi sarà?

Tuesday, October 22, 2013

Lo Stile di Sulce


Pensavo che un punto particolare che è stato fatto da Francesca durante la nostra lezione fosse molto interessante. Come ha detto Francesca, lo stile di Sulce è molto diverso, e quando paragoniamo i libri di Sulce e Ammendola, è ovvio che Ammendola offre più dettagli della sua vita. Penso che sia più difficile fare le connessioni fra i capitoli di Sulce. Come discutevamo durante la lezione, ci sono le idee più filosofiche nel libro di Sulce, e lei si concentra sulle immagini figurativi—non i piccoli dettagli logistici della sua immigrazione. Perché organizza Sulce il suo libro in questa maniera?

Penso che i capitoli piccoli offrano Sulce l’opportunità di usare alcuni momenti speciali dalla sua memoria per obbligare i suoi lettori a creare le connessioni fra le idee diverse per capire la sua esperienza. Per esempio, mentre Sulce non dice direttamente che è albanese o la ragione per cui si è immigrata in Italia, si può vedere alcune ragioni possibili perché lei sarebbe partita il suo paese. Lei descrive come, in Albania, l’accessibilità di aqua, l’elettricità, il telefono, ecc. è molto limitata, e le persone vivono negli condizioni che non sono ideali. Un’altra cosa che volevo dire è che lo stile di Sulce è una riflessione del suo parere della memoria. Non possiamo scegliere i ricordi che abbiamo—i ricordi con la più forza rimangono. Per questo, i ricordi inclusi da Sulce nel suo libro sono un tipo di collage che rappresenta le emozioni della sua infanzia e la sua esperienza dell’immigrazione.

Wednesday, October 16, 2013

Le "inevitabili contraddizioni"


Volevo parlare di un’idea che è stata discussa nel primo articolo che abbiamo letto per la nostra lezione oggi. Il giornalista ha detto che la legge di ius sanguinis produce “inevitabili contraddizioni,” perché in Italia, è possibile che una persona, chi è considerata un cittadino, non ha mai vissuto in Italia, mentre uno “straniero”, chi è nato in Italia, parla la lingua, e condivide i valori italiani, non ottiene la cittadinanza automaticamente. Penso che questa contraddizione sia molto interessante, perché quando provo a definire che cosa vuol dire essere italiana o americana, credo che le cose culturali siano più importanti della connessione di sangue o etnia. Questa contradizione non esiste solo in Italia. Per esempio, negli Stati Uniti, valorizziamo l’idea dell’accettazione e l’uguaglianza, ma ci sono molte persone con il parere che gli Stati Uniti dovrebbe essere un paese che protegge gli interessi degli americani, e non vogliono accettare gli stranieri perché, come alcuni pareri dei commenti sugli articoli, pensano che il benessere degli immigranti regolari (non clandestini) e i cittadini dovrebbe essere considerato la massima priorità. Penso che la gente voglia mantenere i suoi valori ideali senza il riconoscimento delle contraddizioni che sono state create dalle sue azioni. È ovvio che questa situazione non ha una soluzione facile. Mi piace l’idea di un processo dell’intergrazione che potrebbe essere implementato nelle scuole italiane, ma sembra che sarebbe difficile creare questo tipo di sistema perché ci sono molti problemi che possono emergere durante il processo legislativo.